La targa ricorda i lavori di adattamento operati ai fini bellici di una cavità di origine naturale, situata a nord-ovest dell'abitato di Novelo.
La caverna, cui fu attribuito il numerale "91" (tra le grotte presenti nel settore del VII Korps), venne denominata dagli stessi militari austro-ungarici protagonisti dei lavori come "Loisl Höhle" (Caverna Loisl), in onore dell'ufficiale che diresse il cantiere di adeguamento della medesima cavità: l'ingegnere Tenente Alois Peter Bock. "Loisl" è infatti il diminutivo di Alois, di talché "Loisl Höhle" è appunto la "Caverna di Alois" Peter Bock. La cavità è nota in lingua slovena come "Lojzova jama", cioè la "Caverna di Lojze", laddove Lojze è il nome corrispondente di Alois in sloveno.
La Loisl Höhle si trova immediatamente a tergo dei trinceramenti di quello che fra il novembre 1916 e l'ottobre 1917 figurava come secondo sistema difensivo austro-ungarico. Assunse pertanto un ruolo notevole quale sicuro e capiente ricovero truppe, nell'assetto tattico degli insediamenti militari strutturati nel territorio fra Castagnevizza, Novelo e l'altura storicamente individuata come Quota 370 (nella toponomastica attuale, Grmača, a quota 367 m. s.l.m.).
A tale proposito, nella sua eccezionale relazione scritta, l'Oberleutnant Alois Peter Bock racconta: "Di grande importanza per la difesa del settore di Kostanjevica era l’altura di Quota 370 a nord-est di Kostanjevica, sulla quale correva la nostra seconda posizione. Fino a quando avremmo tenuto questa altura, sarebbe stato impossibile per il nemico avanzare ulteriormente verso Novelo in caso di sfondamento. Inoltre, l’altura di Quota 370 offriva condizioni favorevoli per un contrattacco che avrebbe messo il nemico in fuga. Proprio dietro questa altura, nascosta nel bosco, si trovava la Loislhöhle, che offriva un riparo a prova di proiettile contro il fuoco più intenso per un intero battaglione. Al momento giusto, ci si gettava di nuovo contro il nemico con nuovo vigore e lo ricacciava indietro. Grazie alla Loislhöhle, i ripetuti tentativi del nemico di sfondare nei pressi di Kostanjevica durante la X e l'XI battaglia dell'Isonzo furono più volte paralizzati.” E ancora: “Una delle grotte più grandi tra quelle utilizzate fu la Loislhöhle. Anch'essa situata a nord-ovest di Novelo e già nota in tempo di pace come Taubenloch [ossia pozzo dei colombi, in sloveno appunto Golobja jama - n.d.r.], fu sistematicamente sviluppata, messa in sicurezza e ampliata fin dall'inizio. La sua forma originaria era all'incirca quella di una cupola alta 20 metri con un ingresso largo 3 x 5 metri sul colmo della volta [...]. Un secondo collegamento tra l'interno e la superficie fu scoperto solo in seguito: consisteva in un camino tortuoso e impraticabile con diversi gradini. Inizialmente si accedeva alla grotta da est attraverso due gallerie ad angolo retto lunghe circa 18 metri; solo in un secondo momento fu aggiunta una galleria rettilinea lunga 45 metri da una dolina a sud-est della grotta [...]. Due scale continue collegavano i 3 piani tra loro e conducevano alle uscite della galleria in una posizione favorevole. La maggior parte dei lavori è stata eseguita alla luce del giorno, perché l'apertura nel colmo della volta lasciava entrare abbastanza luce. La chiusura a prova di bomba di questa apertura è stata realizzata per ultima, perché il materiale poteva essere trasportato più facilmente attraverso questo pozzo naturale per mezzo di un argano [...]. In tutti gli strati diagonali è stato inserito un sacco di ferro tondo come armatura. Sopra questa volta in cemento armato è stato steso uno strato di ammortizzazione di ghiaia carsica più fine e più grossolana, dopodiché è stata costruita la protezione vera e propria contro i calibri pesanti, sotto forma di una volta in pietra di cava di 3 metri di spessore con malta di cemento nella parte superiore. Infine, su questa volta è stato posato uno strato di 2 metri di spessore di ghiaia carsica sciolta e blocchi di marmo carsico. Due tubi di ventilazione, ciascuno con un gomito ad angolo retto, sono stati condotti attraverso l'intera chiusura. La grotta disponeva di comodi letti di legno per circa 1000 uomini e di alloggi per 30 ufficiali; era illuminata e ventilata elettricamente. Anche le grotte Loisl e Wurst erano circondate da fortificazioni campali a forma di anello. Per ridurre al minimo il rischio di sorpresa in caso di distruzione dei collegamenti telefonici, a circa 150 metri a nord-est della grotta (sempre all'interno della fortificazione campale ad anello) fu allestita una stazione di collegamento ottico in calcestruzzo, in grado di mantenere in ogni caso il collegamento tra i reparti della grotta e la postazione a Quota 370 [...]. La completa realizzazone della Grotta Loisl fu attuata dal Gruppo di costruzione di fortificazioni del VII Corpo (Befestigungsbaugruppe des 7. Korps), ha richiesto circa quattro mesi, con l'impiego di una media di 12 professionisti e 40-50 manovali. Questo includeva il trasporto dei materiali dalla strada vicino a Novelo alla grotta su un terreno carsico povero e parzialmente visibile al nemico.”
La grotta aveva anche una fornitura d’acqua garantita dalla conduttura idrica passante per la contigua Kartoffelhöhle (Grotta delle patate), ossia un vero e proprio acquedotto carsico realizzato dal gruppo ingegneristico guidato dall’Ing. Oberst (poi divenuto Generalmajor) Trieb che dalle falde dal Monte Nanos / Monte Re portava il vitale liquido sull'arido altopiano di Comeno (cfr. codd. 000555, 000632, 001197 e, riguardo ad altre opere e settori, codd. 001199 e 001693).
Come l'incisione precisa, ad eseguire i lavori di adattamento della Loisl Höhle fra il 1916 e il 1917 furono i militari di diversi reparti specializzati afferenti al Technische Gruppe Hptm. Minarik, quali: l'Imperial e Regio Distaccamento Costruzioni in Grotta del VII Corpo d'Armata, il Distaccamento perforatori Tenente von Képes (cfr. cod. 000785) e l'Impianto per ostacoli ad alta tensione n° 1/7 Tenente Stocker, aventi per capocantiere il Sergente Leutgöb e per capocantiere di carpenteria il Caporal Maggiore Hummer; progettazione e direzione lavori vennero appunto affidati all'Ingegnere Tenente Alois Peter Bock.
L’Oberleutnant Ing. i.d.R. Alois Peter Bock, Tenente Ingegnere della Riserva appartenente al Ingenieuroffizierskorps come l’Hauptmann Minarik, era il fratello minore, nato nel 1890, del più noto speleologo e Oberleutnant Hermann Bock (cfr. cod. 000640). Alois Peter (che non risulta nei Ranglisten, come nessun altro ufficiale del Corpo Ingeneri inferiore a la grado di Hauptmann), anche lui speleologo ed ingegnere nella vita civile, contemporaneamente al fratello operava nel settore carsico superiore, denominato “Renče e Vipava” (Ranziano e Vipacco), a capo del “Distaccamento Costruzioni in Grotta del VII Corpo d'Armata” (Höhlenbau Detachement des 7. Korps) facente parte del “Technische Gruppe Hptm. Minarik”. Sul fronte dell'Isonzo erano presenti infatti numerosi reparti specializzati analoghi, assegnati ai Corpi di Armata. Gli fu affidato il compito di mappare e adattare le grotte naturali carsiche individuate per le necessità di guerra, nell’area di competenza del proprio Corpo d'Armata, riuscendo a preparare e sviluppare a questi scopi ben 1,7 km quadrati di spazio sotterraneo (dall'autunno 1916 alla fine di aprile 1917). Nel dopoguerra documentò tale sua attività in due corposi articoli (quasi 30 pagine complessive) sulla prestigiosa Rivista tecnico-militare per Artiglieria e Genio “Militärwissenschaftliche und Technische Mitteilungen”, Bollettini scientifici e tecnici militari. Tali elaborati, intitolati “L’utilizzazione delle grotte carsiche del fronte dell’Isonzo e le connesse esperienze maturate” (citati in Fonte), peraltro attribuiti erroneamente al fratello Hermann da alcune fonti italiane, è un dettagliato studio sulle caratteristiche geologiche e geofisiche delle grotte carsiche di ampie dimensioni (non quindi delle caverne artificiali) e sulle molteplici problematiche affrontate per gli adattamenti necessari per gli scopi bellici. Sono trattate minuziosamente le tematiche relative alla tipologia di roccia, ai fenomeni carsici idrici e climatici al loro interno (infiltrazioni, stillicidio, umidità, ventilazione, temperatura). Quindi, vi si analizzano le soluzioni prettamente tecniche ed ingegneristiche per la realizzazione ottimale degli adattamenti necessari ai fini dell’impiego militare: interventi di modifica (scavi, gallerie ausiliarie, strutture portanti, protezioni e numero di uscite), tipologia e quantità di materiali da usare, numero di tecnici e manovalanza necessari, tempi di lavoro, strumenti meccanici occorrenti. Sono specificate anche le soluzioni relative agli impianti elettrici per l’illuminazione, per la ventilazione e il riscaldamento nonché per la realizzazione idonea dei vari comparti (servizi sanitari, servizi igienici e per le abluzioni, alloggi ufficiali, postazioni telefoniche, cucine etc. ), sempre in modo di garantire la protezione e la funzionalità anche sotto fuoco tambureggiante dei grossi calibri nemici.
Il Technische Gruppe Hptm. Minarik (Gruppo Tecnico Capitano Minarik) costituiva la compagine tecnica del K.u.K. 7. Korps (VII Corpo d'Armata) direttamente dipendente dallo stesso Korps-Kommando (Comando del Corpo d’Armata). Si distingueva, pertanto, come un gruppo specializzato sul piano tecnico-ingegneristico, impiegato nell’approntamento di strutture fortificate, opere viarie, ricoveri sotterranei et similia, avvalendosi di mezzi tecnici e reparti addestrati all’uopo. Sul Carso, oltre all'oggetto qui presentato, ha lasciato le epigrafi censite nelle schede codd. 000775 e 000785.