Le due scritte, di cui una discretamente conservata e l'altra quasi del tutto scomparsa, identificano la costruzione che fu sede dell'Ufficio Telegrafico e Telefonico allestito dalla 18ª Compagnia del 3° Reggimento Genio Telegrafisti, posta nei giardini della Villa della Torre Hohenlohe di Castelnuovo. Presso questo luogo, tra fine novembre 1915 e l'agosto del 1916, sorse un vero e proprio villaggio di guerra con ricoveri, posti medicazione e varie strutture di carattere organizzativo-logistico; talune di esse, come l'Ufficio Telegrafico e Telefonico in parola, rimasero in funzione e/o furono attivate anche dopo l'avanzamento del fronte italiano oltre il Vallone di Gorizia (avvenuto durante la Sesta Battaglia nell'agosto 1916).
Della costruzione sede dell'Ufficio si trova preciso e interessante riferimento nel diario di Alfonso Pardi (cfr. "Nell'uragano della più grande guerra", op. cit.).
L'Autore - che iniziò a combattere sul Carso nel giugno 1915 come fante del 131° Reggimento Fanteria della Brigata Lazio - fu trasferito nel novembre 1916 presso la 18ª Compagnia del 3° Reggimento Genio Telegrafisti.
Così il Pardi ricorda l'Ufficio: "18 marzo 1917 - [...] eccomi ora a Castelnuovo in servizio di telegrafista. Il comando della stazione è affidato al sergente Bertoli che faccio appena in tempo a conoscere perché, in un'ispezione alle linee telefoniche, viene colpito da una granata e muore. Assumo io il comando della stazione [...] La stazione è situata a pochi metri dalla strada che si arrampica sulle prime pendici e propaggine carsiche, in una baracchetta di cemento, appositamente costruita".
I Telegrafisti, specialità dell’Arma del Genio, disimpegnavano compiti telegrafici e telefonici a servizio del Comando Supremo e delle grandi unità (Armate, Corpi d’Armata e Divisioni), garantendo le comunicazioni di carattere generale tra i vari organi e i collegamenti con fanteria e artiglieria, mediante l’impiego di personale addestrato nell’impiego di apparati telegrafici, telefonici e fototelegrafici (tefonisti, telegrafisti, radiotelegrafisti, aerostieri, foto-elettricisti, foto-telegrafisti), nell’impianto e manutenzione delle relative linee (guardafili) e, non da ultimo, mediante piccioni viaggiatoril.
La 18ª Compagnia Telegrafisti - autrice dell'epigrafe in oggetto - fu una delle prime ventiquattro compagnie mobilitate del 3° Reggimento Genio Telegrafisti.
La sede principale si trovava presso il deposito di Firenze, con distaccamenti a Verona e Piacenza: aveva il compito di formare il personale telegrafista con corsi che variarono da una durata di nove mesi in tempo di pace a una durata di massimo quattro mesi nei periodi più critici del conflitto.
Con la mobilitazione dell’Italia in guerra, nel 1915 vennero assegnate:
- una Compagnia Telegrafisti (7ª) alle dirette dipendenze del Comando Supremo;
- quattro Compagnie Telegrafisti (16ª, 21ª, 22ª e 24ª), una per ogni Armata;
- sedici Compagnie Telegrafisti, una per ogni comando di Corpo d'Armata;
- tre Compagnie Telegrafisti (1ª, 2ª e 3ª), con i propri plotoni dislocati nelle diverse fortezze di frontiera e nella piazzaforte di Venezia; erano pertanto definite “Compagnie di piazza”.
A queste Compagnie si aggiungevano 4 Sezioni Telegrafisti associate alle Divisioni di Cavalleria, 9 Sezioni Radiotelegrafisti (R.T.), di cui una al Comando Supremo, 4 di Armata e 4 per Divisioni di Cavalleria.
Il servizio telefonico era in stretta relazione con quello svolto dalle Compagnie Telegrafisti, pertanto, a ciascuna delle 35 Divisioni di Fanteria, venne assegnata una Sezione Telefonica che faceva parte integrante della Compagnia Zappatori della Divisione stessa per un totale di 35 Sezioni Telefoniche.
Il numero delle Compagnie Telegrafisti risultò fin da subito non sufficientemente adeguato a garantire un servizio di comunicazione efficace e tempestivo. Si rese quindi necessario, già nel 1916, dotare ogni Corpo d’Armata di una seconda Compagnia Telegrafisti, arrivando ad avere in organico al Reggimento 53 Compagnie alla fine del 1916 e 70 a settembre 1917.
Dopo la XII Battaglia dell’Isonzo anche il servizio telegrafico subì un complesso e laborioso riassetto: il numero di Compagnie Telegrafisti risultava inadeguato e l'esigenza continuò a mutare di giorno in giorno. In queste circostanze vennero elevate a livello compagnia tutte le sezioni telefoniche divisionali che erano state mobilitate nel 1° e 2° Reggimento Genio e passarono all’organico del 3° Reggimento Genio Telegrafisti che arrivò ad avere ben 135 compagnie.
Data l'estensione raggiunta dal servizio telegrafico divenne insostenibile provvedervi con il solo 3° Reggimento. A metà del 1918 il Ministro della Guerra Zupelli dispose quindi la costituzione di un ulteriore Reggimento, il 7°, con un deposito principale a Piacenza, al quale vennero assegnate 59 compagnie telegrafisti cedute dal 3° Reggimento.
Complessivamente il periodo compreso tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre 1918 vide passare il numero delle Compagnie Telegrafisti da 24 a 136, con una forza che andò da 8.100 uomini a circa 60.000 uomini, impiegando 320 telegrafi e 560 telefoni nel 1915, arrivando nel 1918 ad impiegarne rispettivamente 1.400 e 24.200 circa.