Il Catasto dei Graffiti della Grande Guerra
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Mausoleo commemorativo del Generale Gonzaga -Monte Vodice
Settore: Medio Isonzo - Collio
Codici
Codice
000800
ESC - Ente Schedatore
Gruppo Storico Friuli Collinare - Museo della Grande Guerra di Ragogna
OG - Oggetto
OGTT - Tipo oggetto
Monumento - Cippo
OGTE - Epoca origine
Postbellica
LC - Localizzazione
PVCS - Stato
Slovenia
PVCR - Regione
Goriška
PVCC - Comune
Nova Gorica
PVCL - Località principale
Monte Vodice
PVSO - Localizzazione attuale
In situ
LS - Localizzazione storica
LTSS - Settore
Medio Isonzo - Collio
AU - Autore
ESBS - Stato belligerante
Regno d'Italia
ESBE - Forza Armata
Regio Esercito Italiano
RE - Notizie storiche
RENN - Notizia storica
Mausoleo dedicato alla memoria del generale Maurizio Ferrante Gonzaga eretto in vetta al monte Vodice. Per un certo lasso di tempo il corpo del generale venne inumato all'interno del mausoleo per poi essere traslato nella tomba di famiglia. Il 17 maggio 1917 il generale Gonzaga, ad offensiva già iniziata, arrivò a Zagomilla sistemando il suo comando a ridosso di alcune rocce, poco distante dalla prima linea. Dal Sabotino Badoglio osservava la battaglia e mandava ordini su ordini, voleva essere costantemente informato ed il Generale Gonzaga, con tutto quello a cui doveva badare, si controllava a stento nel dover rispondere ad un superiore che in realtà era di grado inferiore, un parvenu. Gli ordini erano di conquistare il Vodice con un attacco lungo la dorsale dalla sella 524 alla cima 594 attraverso la selletta infernale ad opera dei battaglioni alpini Moncenisio e Val Varaita con i superstiti della Teramo. Un altro assalto doveva partire dalla località Casa del Pastore su per il versante sud alla cima 652 del Vodice con i battaglioni alpini Aosta, Levanna e la brigata Girgenti. Verso sud alla sella di quota 503 avrebbe dovuto attaccare il battaglione Val Toce. Il 18 maggio la battaglia è aspra con altissime perdite da entrambe le parti. Sulla selletta infernale, q.560, il battaglione Monceniso è decimato, il battaglione Val Varaita di rincalzo conquista la selletta il 19 maggio e si spinge sul versante opposto. Per resistere ai contrattacchi, interviene il battaglione Monte Granero. I battaglioni Aosta e Levanna avanzano sotto l'ombrello della artiglieria che spara dal Sabotino. A causa del fumo della battaglia gli osservatori sul Sabotino non s’accorgono che gli alpini sono giunti in vetta, e continuano il bombardamento. Solo dopo un'acceso scambio di telefonate tra Testa Fochi, comandante del gruppo alpini, e Badoglio,cessa il fuoco amico. L' Aosta ed il Levanna conquistano la cima 652 del Vodice e, pur sottoposti a violenti contro attacchi, riescono a mantenere la posizione sulla cima. Interviene il battaglione Val Pellice per consolidare la posizione, ma l'attacco del Val Toce alla sella 503 non ha successo e non si realizza l'accerchiamento della cima del Vodice. Il 20 maggio Bagoglio ordina di allargare di 300 metri verso est le posizioni per dare sicurezza alla cresta del Vodice. La brigata Elba si avvicina alle posizioni per dare il cambio alla brigata Teramo sulla sella del Vodice ed avanza fino a case Vodice. Altri reparti della Elba sono inviati di rinforzo alla Val Toce che non passa alla sella 503. La situazione è fluida, le conquiste sono notevoli ma possono cedere da un momento all'altro. In località Casa del Pastore, Gonzaga fa suonare alla banda reggimentale l'inno d'Italia e la marcia reale, che hanno l'effetto di rincuorare le truppe scosse da tanti giorni di battaglia e dalla carneficina visibile ovunque. Nei giorni seguenti, fino al 23, la battaglia si affievolisce per la stanchezza dei combattenti, e si consolidano le posizioni. Il 24 maggio i superstiti della brigata Girgenti ed i bersaglieri del 21° reggimento ampliano ancora la conquista del Vodice con il pianoro e la quota 651. Dal 25 al 28 maggio si ripetono i tentativi per conquistare la sella 503 che farebbe cadere per aggiramento il monte Santo. I reticolati erano alti tre metri e profondi dieci, venti metri. I bersaglieri della Iᵃ brigata vanno all'assalto con la fanfara al seguito ma sono respinti dal fuoco incrociato di dieci mitragliatrici incavernate che sparano dal monte Santo e dalla spalla del Vodice ancora in mano austriaca. Gli assalti si susseguono ma la resistenza degliaustriaci è insuperabile, e le perdite aumentano in una serie di sterili tentativi. Sotto attacco dei gas le truppe si disperdonoed il gen. Gonzaga interviene personalmente a ridosso della linea per riordinare le unità. L'assalto si risolve in un massacro dei bersaglieri, 30 ufficiali e 982 soldati fuori combattimento. Il 28 maggio, ultimo giorno della battaglia, interviene il battaglione Cervino, proveniente dalla testa di ponte di Bodrez. Il battaglione è impiegato sul costone del Vodice che dà sulla sella a quota 503. Dopo un intenso fuoco di artiglieria, trenta arditi alpini con i fanti della Girgenti arrivano alla linea austriaca, entrano in una caverna e prendono dall'interno altre posizioni, facendo cessare in quel settore il fuoco sulle altre truppe avanzanti che occupano il costone che dalla vetta del Vodice scende alla sella di quota 503. Dalla quota 383, Quota Insanguinata di Plava, a Paljevo, il Kuk, la sella 524 e le cime del Vodice con un saliente fino a case Vodice sono in mano italiana. Manca la sella di quota 503 che cadrà nella XI battaglia. Altissime le perdite da entrambe le parti: circa 20.000 uomini fuori combattimento da parte italiana e poco meno da quella austriaca, nel vano tentativo di riconquistare le posizioni perdute con più di venti contro attacchi, tutti respinti. Diversa l'interpretazione dei fatti da parte austriaca: nei bollettini e nella storia scritta dal gen. A.R. Von Pitreich si minimizza, la dorsale del Kuk la si sgomberò nottetempo per spostare la difesa su una nuova linea già predisposta. La perdita del Vodice non è nominata, la ritirata degli italiani ad Ajba è un successo degli austriaci mentre era solo una manovra diversiva. Non si usano parole come ritirata o sconfitta ma spostamento per occupare nuove linee, sgombero nottetempo, le vittorie in retromarcia. Per la conquista del Vodice il gen. Gonzaga venne decorato sul campo dal Re con la medaglia d'oro al valore militare. Durante gli eventi di Caporetto, il gen. Gonzaga si trova a Pulfero dove alla testa di un squadrone di cavalleria carica le truppe tedesche avanzanti da ogni parte. E' ferito al ginocchio e alla mano destra perdendo tre dita. Viene quindi trasferito all'ospedale militare di Udine dove lo raggiunge la moglie che lo riporta in auto a Genova, evitando la cattura da parte degli austriaci. A Genova rimane ricoverato presso l'ospedale Mackenzie fino all'agosto del 1918. Intanto gli era stata assegnata, su interessamento del Re, la seconda medaglia d'oro. Nel 1925 Mussolini lo nomina comandante supremo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, ma lui si ritira poco dopo a vita privata. Sentendo arrivare la fine, esprime il desiderio di essere sepolto sul Vodice nel Mausoleo. Muore nel 1938. Nel 1943 la famiglia, vedendo che le sorti del confine orientale erano incerte, fa trasferire la salma al cimitero del Verano a Roma.
TE - Testo epigrafe
LSIL - Lingua
Italiano
LSII - Trascrizione testo graffito
AL GENERALE PRINCIPE MAURIZIO GONZAGA DEL VODICE
LSIO - Trascrizione testo originale
AL GENERALE PRINCIPE MAURIZIO GONZAGA DEL VODICE
LSTI - Traduzione in italiano
AL GENERALE PRINCIPE MAURIZIO GONZAGA DEL VODICE
LSIC - Tecnica di costruzione
Incisione in cavo
LSIM - Materiali utilizzati
Cemento, pietra
CO - Stato di conservazione
STCC - Stato di conservazione
Integro
DO - Fonti e documenti di riferimento
CM - Compilazione e aggiornamenti
CMPR - Ruolo intervento
CMPN - Nome
CMPD - Data
Rilevamento
Giorgio Pisaniello
05/05/2013
Foto di
Giorgio Pisaniello
07/06/2018
Inserimento
Giorgio Pisaniello
12/10/2021
AN - Annotazioni