Il Catasto dei Graffiti della Grande Guerra
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Iscrizione di un legionario cecoslovacco dalla Moravia - Doss dei Roveri
Settore: Giudicarie - Alto Garda - Vallagarina
Codici
Codice
001465
ESC - Ente Schedatore
Gruppo Storico Friuli Collinare - Museo della Grande Guerra di Ragogna
OG - Oggetto
OGTT - Tipo oggetto
Iscrizione
OGTE - Epoca origine
Bellica
LC - Localizzazione
PVCS - Stato
Italia
PVCR - Regione
Veneto
PVCP - Provincia
Verona
PVCC - Comune
Malcesine
PVCL - Località principale
Doss dei Roveri
PVPE - Altra denominazione
Redicola
PVSO - Localizzazione attuale
In situ
LS - Localizzazione storica
LTSS - Settore
Giudicarie - Alto Garda - Vallagarina
LTST - Toponimo storico località principale
Redicola
AU - Autore
ESBS - Stato belligerante
Regno d'Italia
ESBE - Forza Armata
Regio Esercito Italiano
ESBN - Esercito nazionale
Corpo Czeco-Slovacco in Italia (Československý dobrovolnický sbor v Itálii)
RE - Notizie storiche
RENN - Notizia storica
L'interessante iscrizione riporta le iniziali del nome e del cognome di un soldato proveniente dalla Moravia (storica regione dell'Europa centrale, ora in Repubblica Ceca); quasi certamente l'autore apparteneva alla c.d. Legione cecoslovacca, operativa nella zona del Monte Altissimo di Nago da fine giugno 1918.
Nel 1916 Tomáš Masaryk, Edvard Beneš e Milan Štefánik costituirono a Parigi il Consiglio Nazionale Cecoslovacco (Československá Národní Rada o ČSNR), quale nucleo dell'auspicato futuro Stato nazionale dei cechi e degli slovacchi.
L'organismo iniziò subito a negoziare con il governo italiano la possibilità di impiego dei prigionieri di guerra cechi e slovacchi nell’ambito di un costituendo esercito nazionale, allo scopo di affiancare una “legione” italiana a quelle già operative in Russia e Francia.
L’idea di costituire un corpo militare cecoslovacco operativo sul fronte italiano si scontrò con l’iniziale ostilità di parte del governo italiano, in forza di considerazioni di natura giuridica (il diritto internazionale di guerra proibiva l’uso prigionieri di guerra in combattimenti contro il paese d’origine), umanitaria (in caso di cattura da parte degli austroungarici, i soldati cecoslovacchi sarebbero stati condannati per tradimento e impiccati) e, non da ultimo, politica (nel timore che dalla dissoluzione dell’Austria-Ungheria nascesse un soggetto nazionale slavo rivale sull’altra sponda dell’Adriatico, con cui i cecoslovacchi avrebbero verosimilmente solidarizzato).
Ciò nonostante, dal gennaio 1917 i prigionieri cechi e slovacchi vennero sistematicamente separati dagli altri prigionieri austro-ungarici e fatti affluire presso il campo di Santa Maria Capua Vetere e, da giugno 1917, a Padula, presso Salerno. Su iniziativa dell’Ufficio Informazioni d’Armata del Regio Esercito, piccoli reparti di cecoslovacchi iniziarono a svolgere azioni di ricognizione sul fronte della 1ª Armata italiana.
Gli eventi dell’ottobre 1917 e le continue pressioni diplomatiche attuate da Štefánik portarono il governo italiano a un ripensamento sul futuro assetto dell’Austria-Ungheria; fu così finalmente presa in considerazione la creazione di una “Legione cecoslovacca”.
Nel febbraio 1918 furono formati sette battaglioni di lavoro, inviati il mese successivo in zona di guerra per realizzare posizioni difensive arretrate lungo l’Adige e il Mincio; il Comando Supremo autorizzò poi l’Ufficio Informazioni della 1ª Armata a costituire una compagnia di volontari cecoslovacchi, primo nucleo del futuro 39° Reggimento cecoslovacco esploratori, da impiegare in azioni propagandistiche (come l’avvio di rapporti notturni attraverso le linee presidiate da soldati slavi, lancio di manifestini attraverso i reticolati, intercettazioni telefoniche, ecc.).
Il 21 aprile 1918, infine, il Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e Milan Štefánik, in rappresentanza del ČSNR, firmarono a Roma una “Convenzione fra il Governo italiano e il Consiglio Nazionale dei Paesi Cecoslovacchi”. La Convenzione, direttamente stipulata con il ČSNR, riconosceva l’esistenza di un “Corpo Czeco-Slovacco in Italia”, disponendo che questo operasse “in modo autonomo alla dipendenza del Comando Supremo Italiano"; i cecoslovacchi, pur operativamente autonomi, sarebbero quindi stati comandati da un generale italiano (poi individuato nella persona di Andrea Graziani) e sottoposti alla legislazione italiana di guerra.
Fu così costituita la 6ª Divisione cecoslovacca (così numerata perché, nell’ambito del costituendo esercito nazionale, le divisioni dalla 1ª alla 4ª erano già state formate in Russia e la 5ª in Francia). L'unità venne strutturata sul modello delle divisioni di fanteria italiana, con quattro reggimenti di fanteria (31°, 32°, 33° e 34°, inquadrati in due brigate, XI e XII) e un reggimento di artiglieria, il 6° (in settembre l’afflusso di nuovi uomini avrebbe permesso di creare il 35° Reggimento fucilieri e il 7° Artiglieria, nucleo della futura 7ª Divisione cecoslovacca). Il 24 maggio 1918, a Roma, fu tenuta la solenne cerimonia della consegna della bandiera di guerra.
La Legione Cecoslovacca, al momento della sua costituzione, contava circa 11.500 militari, in larghissima maggioranza cechi. Gli ufficiali erano cecoslovacchi fino al livello di comando di compagnia e, per i gradi superiori, italiani. Le unità vennero inviate in Umbria per l’addestramento, con il comando dislocato a Foligno e i reparti disseminati nei dintorni.
Il 6 giugno 1918 la Divisione fu assegnata alla 9ª Armata, quale riserva del Comando Supremo, entrando in combattimento il 15 giugno sul Montello e presso Fossalta di Piave, con gravi perdite; in particolare, numerosi legionari vennero fatti prigionieri dagli Austro-Ungarici: processati e impiccati, i loro corpi vennero lasciati esposti per alcuni giorni, come monito ai loro connazionali.
Tra il 18 e il 21 giugno 1918, con l’aggravarsi della situazione sulla linea del basso Piave, la 6ª Divisione cecoslovacca (ed eccezione del I Battaglione del 33° Reggimento e la 6ª Compagnia Esploratori del II Battaglione del 31° Reggimento) fu spostata nel settore della 1ª Armata, nella più tranquilla zona dell’Altissimo di Nago tra il Lago di Garda e l’Adige, sostituendo, in quella posizione, la 54ª Divisione, contestualmente inviata sul basso Piave in rinforzo.
La duplice finalità di tale trasferimento, caldeggiato dallo stesso Štefánik dopo l'esperienza dei combattimenti sul Piave, era di consentire al contingente di completare il suo addestramento senza tuttavia perdere la possibilità di concorrere attivamente alle operazioni, in caso di necessità; scriveva Štefánik a Diaz che sul Monte Altissimo "il terreno si presta meravigliosamente per continuare l’istruzione e la preparazione delle truppe”, le quali, “pur essendo ancora lontane da una preparazione ideale si trovano però sufficientemente istruite per essere impiegate in seconda linea e per potersene anche servire in caso di bisogno come combattenti”.
Il 20 agosto la 6ª Divisione cecoslovacca venne così inviata a presidiare le prime linee del “Settore Altissimo” nella parte ovest del Monte Baldo, tra la sponda ovest del Lago di Garda e il paese di Castione.
Il comando austro-ungarico, ben a conoscenza dell’origine dei militari in linea e con l’esplicito fine di fare prigionieri, all'alba del 21 settembre 1918 attaccò “il saliente di quota 703 di Dosso Alto … dopo violenta preparazione di artiglieria in gran parte con proietti a gas”. “Le intrepide truppe della 6ª Divisione cecoslovacca […] si difesero con mirabile valore […]. La colonna nemica che riuscì a porre piede sulla quota 703 ne fu subito ricacciata […] con accanita lotta corpo a corpo” (così il Bollettino del Comando Supremo del 22 settembre 1918).
Ricorda nel suo diario uno Standschütze di Bressanone (in Less e Mederle, op. cit.), appartenente alla 2° Mezza Compagnia d’assalto (2. Sturm-Halbkompagnie) della 11. Armata di stanza a Ballino: “per il possesso della collina si sviluppò un corpo a corpo furibondo e senza pietà. […] Questi traditori cechi si difesero come posseduti e ogni metro di terreno lo abbiamo dovuto conquistare con i coltelli e le bombe a mano”.
La difesa delle posizioni causò perdite gravi in rapporto alle dimensioni dell’attacco (7 caduti e 35 feriti), con la cattura di cinque legionari; condotti ad Arco e sottoposti a processo sommario, quattro di essi vennero condannati a morte per diserzione e impiccati il 22 settembre 1918 in un uliveto in località Prabi di Arco.
Il 26 novembre 1918 fu formalmente costituito il Corpo d’Armata cecoslovacco (di circa 24.000 uomini, articolato in due divisioni, la 6ª e la 7ª), dotato di ufficiali superiori e specialisti (genio e logistica) del Regio Esercito e al comando del generale Luigi Piccione; nella seconda metà di dicembre il Corpo d’Armata cecoslovacco fu inviato, nell’ambito della Missione Italiana, nel territorio della neonata Repubblica Cecoslovacca, dove fu prevalentemente impiegato contro le forze dei comunisti ungheresi.
RENF - Fonte
Bertè Tiziano, ARDITI E ALPINI SUL DOSSO ALTO DI NAGO (1915-1918), Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, Rovereto 2005.
Bucciol Eugenio, DALLA MOLDAVA AL PIAVE - I LEGIONARI CECOSLOVACCHI SUL FRONTE ITALIANO NELLA GRANDE GUERRA, Ediciclo Editore, Portogruaro 1998.
Bullok David, LA LEGIONE CECA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, LEG Edizioni, Gorizia 2014.
Fioroni Giovanni, LA VALLE DI GRESTA E LA VALLE DEL CAMERAS NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915-1918, Museo Storico italiano della Guerra, Rovereto 1988.
Less Alessio, Mederle Oswald, LA GRANDE GUERRA DAL GARDA ALL'ADIGE, La Grafica, Mori 2018.
Parolin Giuseppe, I CECHI E GLI SLOVACCHI IN ITALIA DURANTE LA 1ᵃ GUERRA MONDIALE, in "La Prima Guerra Mondiale e il Trentino", Edizione Comprensorio della Vallagarina, Rovereto 1980.
Pasquali Corrado, 1914-1918 L'ARMATA SILENTE - IMPRESE ED EROISMI DI IRREDENTI ADRIATICI E CECOSLOVACCHI SUL LAGO DI GARDA, Società Storica della Grande Guerra, Bolzano 2004.
Pihlík Karel, Klípa Bohumír, Zabloudilová Jitka, I LEGIONARI CECOSLOVACCHI (1914-1920), Museo Storico in Trento, Trento 1997.
Tazzer Sergio, BANDITI O EROI? MILAN RATISLAV ŠTEFÁNIK E LA LEGIONE CECO-SLOVACCA, Kellermann Editore, Vittorio Veneto 2013.
Teringl Karel, ITALSKÝ ZBOROV, in Naše Vojsko n. 28/1928, Tiskárna Mno, Praha-Bubeneč 1928.
Volpato Alessandro, LA LEGIONE CECOSLOVACCA IN ITALIA, Università La Sapienza di Roma, Roma 2021.
Volpato Alessandro, NAZDAR! LA LEGIONE CECOSLOVACCA IN ITALIA NELLA GRANDE GUERRA, Il Poligrafo Casa Editrice, Padova 2023.
REVI - Data
1918/08/21
REVX - Validità
post
TE - Testo epigrafe
LSIL - Lingua
Ceco
LSCT - Categoria
Prevalentemente individuale
LSII - Trascrizione testo graffito
K. J.
Moravy
LSIO - Trascrizione testo originale
K. J.
Moravy
LSIN - Interpretazione
K. J. z Moravy
LSTI - Traduzione in italiano
K. J. dalla Moravia
LSIC - Tecnica di costruzione
Incisione in cavo
LSIM - Materiali utilizzati
Pietra
LSDM - Dimensioni
Piccola
CO - Stato di conservazione
STCC - Stato di conservazione
Integro
DO - Fonti e documenti di riferimento
CM - Compilazione e aggiornamenti
CMPR - Ruolo intervento
CMPN - Nome
CMPD - Data
Foto di
Sergio Cassia
13/03/2022
Rilevamento
Sergio Cassia, Alisa Orlova
13/03/2022
Ritrovamento
Sergio Cassia, Alisa Orlova
13/03/2022
Inserimento
Sergio Cassia
03/04/2022
AN - Annotazioni
OSS - Osservazioni
La seconda iniziale del legionario è, verosimilmente, una "J" maiuscola corsiva, resa secondo la grafia ceca in uso all'inizio del '900. L'interpretazione dell'iniziale stessa come "Y" maiuscola corsiva è possibile, ma meno preferibile: generalmente nomi e cognomi cechi non iniziano con tale lettera.
La parola "Moravy" iscritta al di sotto delle iniziali è stata interpretata come "z Moravy", cioè "dalla Moravia".
Si ringraziano Miriam Kolar Tůmová, Gabriele Onni e Pavel Cejpek per i suggerimenti nell'interpretazione del graffito.
Gallery
a. L'iscrizione del legionario cecoslovacco dalla Moravia
b. Il masso con l'iscrizione del legionario
c. L'iscrizione prima dell'evidenziazione
d. Il masso con l'iscrizione
e. La zona dei baraccamenti presso cui è stata rinvenuta l'iscrizione
f. Il masso con l'iscrizione
g. "Legionari cecoslovacchi in italia" (fonte: Italský zborov, cit.)