Settore: Giudicarie - Alto Garda - Vallagarina
L'iscrizione, purtroppo molto danneggiata, individua una caverna a servizio di una postazione per lanciamine da 24 cm., collocata pochi metri sotto la sommità di Cima Rocca.
L'arma in questione era un 24 cm. Minenwerfer M16, prodotto dalla ditta Böhler di Kapfenberg sul modello del francese Mortier de 240 mm. Batignolles, già in uso all'esercito italiano.
Il modello austro-ungarico (pesante una tonnellata e con una portata di circa 1000 metri) presentava i medesimi inconvenienti del precedente lanciamine da 22.5 cm. M15: scarsa accuratezza di tiro ed eccessiva frequenza dei mancati scoppi. Il lanciamine o bombarda, una delle prime artiglierie a tiro curvo a comparire sui campi di battaglia del XIV secolo, trovò notevole impiego (nella sua veste tecnica rinnovata) durante la prima guerra mondiale, soddisfacendo le esigenze della guerra di posizione; in forza del tiro molto curvo, il lanciamine consentiva di colpire con proiettili provvisti di una potente carica esplosiva obiettivi posti a poche decine/centinaia di metri di distanza, situati in spazi costretti e/o riparati da declivi, parapetti e depressioni. Cima Rocca, insieme a Cima Capi, costituiva l'ultimo baluardo della linea trincerata austroungarica sui crinali della Val di Ledro, prima delle ultime fortificazioni a picco sul lago (il Defensionmauer) e costiere (la Tagliata della Ponale o Ponalsperre); essendo caratterizzata da spazi angusti ed erti pendii, presentava quindi un terreno ideale per l'uso difensivo del lanciamine. Un’icastica descrizione del terreno di Cima Rocca si rinviene nell’annotazione del 7 aprile 1916 del Diario storico militare del Battaglione Alpini Val Chiese (op. cit.): “Il 1095, costituito da un roccione aspro ed in pochi punti percorribile, viene attaccato da due Plotoni della 253ª Compagnia. … Il reparto attaccante sul 1095 compie totalmente l’ascensione per la roccia impervia; conquista un primo ordine di trincee, un secondo, fa due prigionieri, scavalca un primo reticolato e serra verso la cresta dominata da una ridotta circolare in roccia e cinta da uno spesso reticolato… Il reticolato arresta il reparto che, sprovvisto di mezzi adeguati per scomporlo tenta di scavalcarlo. Viene sorpreso dall’avversario che accoglie i più esposti a fuoco vivissimo di fucileria. L’attacco è fallito. … Perdite subite dal reparto: otto morti e 31 feriti. Le ragioni essenziali che provocarono la non riuscita del piano prestabilito vanno ricercate nel formidabile sistema difensivo costruito dall’avversario sulle sue posizioni”.