L'opera è caratterizzata dalla presenza di due "stili", alto e basso, in deciso contrasto tra loro, con risultato di grande espressività, sarcastico e dissacratorio.
E' innanzitutto evidente l'incongruenza tra l'imponente portale di accesso - realizzato con richiami alla cultura greca classica negli elementi architettonici (il severo architrave, le colonne con decorazione a triglifo) - e la modestia della caverna, della dimensione di circa 4 mq.
Esaminando l'iscrizione, si nota poi che la dedica a Hedrich richiama la scrittura greca, facendo uso della lettera sigma maiuscola al posto della "E"; a ciò si contrappone l'uso del gotico (scrittura connotata in termini popolari) per i versi di accompagnamento. Nel distico, con rima finale nelle parole "Not" e "Heldentod", compare inoltre la parola volgare "Schiß": letteralmente "merda", in senso figurato "fifa" o "strizza".
Tale contrasto di stili illumina il significato ideologico dell'opera nel suo complesso. I militari autori dell'epigrafe non hanno alcuna intenzione di emulare gli eroi omerici, pronti a morire in battaglia ottenere gloria imperitura; i nostri sono invece consapevoli di essere degli anti-eroi, come Tersite o il poeta Archiloco soldato: rifuggono la "morte eroica" e sono decisi a portare a casa la pelle.
A lato dell'iscrizione in gotico si rinviene un disegno a matita, di difficile interpretazione, anche a causa delle efflorescenze di umidità. L'ipotesi più verosimile è che siano raffigurati soldati all'assalto (in una postura che ricorda il noto dipinto di Albin Egger-Lienz "Die Namenlosen") o nell'atto di correre verso un riparo. E' stato anche suggerito che i soldati raffigurati stiano defecando, con ovvio riferimento al contenuto dell'epigrafe.