Fregio raffigurante l'emblema della 133ª Batteria Bombarde, inciso sulle rocce delimitanti una piazzola allestita all'interno del lungo camminamento a tratti trincerati fronte a sud, parallelo alla cresta del Monte Sabotino. Tale camminamento a tratti trincerati fu scavato dal Regio Esercito Italiano, con ampio impiego del Gruppo Lavoratori Gavotti, nei mesi successivi alla conquista italiana del monte, avvenuta il 6 agosto 1916 e consolidata nei combattimenti dei giorni successivi.
Le fonti disponibili attestano la presenza della 133ª Batteria Bombarde, postata nei pressi di San Valentino, durante l'XI Battaglia dell'Isonzo fra il 18 e il 29 agosto 1917. Ognuna delle otto bombarde da 240L che la batteria schierava era capace di proiettare ordigni da 67 o 71 kg a distanze comprese fra i 750 m e i 2500 m (850 m e 2150 m secondo altri riscontri) e, quindi, in grado di colpire le postazioni austro-ungariche allestite sul Monte Santo e presso Sella Dol, oltre l'Isonzo.
Sul terreno, oltre alla pregevole epigrafe ivi catalogata, si riconoscono i principali elementi dell'appostamento utilizzato dalla 133ª Batteria Bombarde nell'agosto del 1917: la piazzola di ciascuna arma, le riservette per le munizioni, le caverne e i ricoveri per il personale, la caverna con feritoie deputate ad osservatorio di batteria.
Precedentemente all'XI Battaglia dell'Isonzo, si hanno notizie dell'impiego della batteria in parola sempre nel settore di Gorizia (maggio - giugno 1917) e sul Carso (zona di Bonetti, nel settembre del 1916).